La tormenta di neve del 13 dicembre 2001 a Monteolimpino
Il giorno di Santa Lucia del 2001 si apre all’insegna del cielo terso e con temperature minime intorno ai -3°C e prosegue tranquillamente, tanto che nel primo pomeriggio grazie all’ampio soleggiamento si tocca addirittura una temperatura massima di +9.3°C (in netto rialzo rispetto al giorno precedente quando si era registrata una massima di 5.8°C) con un’umidità pari al 35%; nulla insomma lascia presagire quello che accadrà qualche ora dopo se non le segnalazioni di nevicate sulla pianura padana orientale ed i radar meteorologici che annunciano il loro veloce spostamento verso ovest. La prima svolta avviene intorno alle 17.00 quando il vento che fino ad allora spirava moderato dai quadranti settentrionali improvvisamente gira da sudest e si rinforza sempre più: nel giro di poco più di un’ora la temperatura crolla a 2 gradi e l’umidità sale al 90%, ma il peggio deve ancora arrivare; infatti a quell’ora il cielo è ancora praticamente sereno e solo verso le 19.00 arrivano le prime nubi, accompagnate da sporadici fiocchi trascinati da venti che arriveranno a soffiare, alle 20.21, a 56 km/h; la temperatura nel frattempo scende ulteriormente fino a -3°C e il wind chill index (indice che misura il raffreddamento dovuto al vento), cioè la temperatura percepita sulla pelle, raggiunge i –22°C. Turbini di neve si alzano trasportati dal vento mentre la visibilità si riduce notevolmente. Le precipitazioni non sono di grande entità tanto che l’accumulo massimo raggiungerà i due cm. solamente (pari a 0.8 mm. di acqua) anche se alcune zone della Brianza e del Milanese ne vedono cadere anche 15-20. Tutto finisce in tarda serata quando le precipitazioni si trasferiscono verso il Piemonte. Tale evento è stato causato dalla presenza di un robusto anticiclone centrato al confine tra Germania e Polonia sul cui bordo meridionale è stata richiamata da una depressione situata tra Corsica e Sardegna un’avvezione gelida in moto retrogrado proveniente dalla Russia.
Ancora più esplicita la carta delle temperature a 850 hPa.
Ecco alcune foto scattate quella sera:
http://www.meteocomo.it/galleria/thumbnails.php?album=47
Che beffa quel 13-12-2001 nella pedemontana Comasca |
Mentre tanti meteofili Lombardi ricordano il 13 Dicembre 2001, il giorno della ormai famosissima “bufera di Milano”, come mitico ed indimenticabile, io lo ricordo invece come una incredibile beffa che seppe regalare quasi 20 cm di neve a poco più di 10 km da qui, mentre a Casnate, il mio paese di residenza (posto appena a sud di Como) caddero solo 2 miseri cm (che comunque rimasero molto al suolo, grazie al freddo costante delle settimane successive).
La immediata zona pedemontana tra Como e Lecco, capoluoghi compresi (così come il Varesotto centro/settentrionale) venne solo sfiorata dal fenomeno, che invece produsse gli effetti più rilevanti nella Brianza centro-meridionale, tra la parte bassa delle province di Como e Lecco e l’alto Milanese, oltre che su diverse zone della pianura Padana.
Durante il mattino, guarda caso proprio nelle zone risparmiate dagli accumuli più consistenti, soffiò temporaneamente il favonio, con temperatura salita sino a 10 gradi ed associato drastico calo dell’u.r. nell’aria. Proprio questo fattore probabilmente contribuì ad inibire la successiva precipitazione, che tra l’altro non fu prodotta dal fenomeno dello “stau” sui rilievi prealpini. In tal caso, la nevicata avrebbe avrebbe fatto registrare i maggiori accumuli proprio lungo la immediata fascia pedemontana, cosa che invece in quel caso non avvenne (la pedemontana si riscattò, per la “legge della compensazione”, il 28 Febbraio di 4 anni dopo con un evento simile, pur condito da molto meno vento).
Ricordo che, dopo una giornata prevalentemente serena, in primissima serata, mentre a Milano ed in Brianza nevicava già intensamente da diverse decine di minuti, con epica diretta della trasmissione sportiva “qui studio a voi stadio” di Telelombardia (con le immagini dello Stadio Meazza sotto la bufera con la neve che attecchiva persino sui seggiolini delle tribune) nella mia zona nevischiava solo debolmente, senza peraltro fortissime raffiche di vento come in pianura ed il cielo non era ancora coperto uniformemente. Certo, una mini-bufera era in atto, ma nemmeno paragonabile a quella che stava letteralmente “spazzando” una incredula Milano.
Continuò così quasi tutta la sera, fino al momento in cui un breve rovescio di neve con vento ormai assente riuscì a scaricare almeno 2 cm di manto bianco ed a ricoprire parzialmente il paesaggio. Il viaggio verso le zone più colpite in compagnia degli appassionati dell’epoca fu meteorologicamente sconvolgente: più si andava verso sud, più aumentava a dismisura il manto nevoso. Più si ritornava verso nord, più diminuiva, per la nostra rabbia… inizialmente ci sentivamo contenti ed euforici per l’evento “particolare”, ma poi in noi cresceva sempre più il rammarico mano a mano che ci accorgevamo degli accumuli registrati poco lontano dalle nostre zone!
Ricordo che, viaggiando verso sud, già verso la cittadina di Cantù si passava ad accumuli superiori ai 5 cm… verso Mirabello, tra Cantù e Mariano Comense, i cm erano diventati quasi 10 ed aumentavano sempre di più verso Giussano e Seregno (Brianza Milanese), dove effettivamente si superavano tranquillamente i 15 cm, con accumuli comunque irregolari. Il traffico automobilistico e ferroviario era letteramente paralizzato. Tornando verso nord nel cuore della Brianza, si passava dai 10-15 cm di Arosio ed Inverigo ai 2 di Alzate Brianza nel giro di neanche 10 km. Como fu fortunata a prendersi i suoi 1-2 cm stentati, perchè appena più a nord, sia nel Mendrisiotto, sia in Canton Ticino che sul basso Lario, non accumulò nulla. Nell’Olgiatese solo 1 cm.
Il giorno successivo mi recai guardacaso proprio a Mirabello per il mio primo giorno di lavoro e con grande invidia e rabbia notai la comparsa dei mucchi di neve ai bordi delle strade dal centro di Cantù verso sud, con il parcheggio del centro commerciale ricco di cumuli e neve ovunque, quando io a malapena avevo dovuto spazzare il cortile con la scopa… il paesaggio inoltre era assolutamente spettacolare, completamente innevato in contrasto col ciel sereno… e quanta brina raschiata via dal parabrezza dell’automobile nei giorni successivi, un freddo veramente intenso. In mezzo a quella Brianza bianca e ghiacciata, un evento insolito si presentava ai miei occhi: le cime delle prime Prealpi meridionali, non interessate dalle precipitazioni, completamente brulle. Insomma, vi era neve fresca in basso e non in alto, un fatto di per sé assolutamente eccezionale. Per concludere, un altro piccolo piccolo particolare che difficilmente scorderò: la neve era letteralmente “incollata” alle pareti degli edifici anche in pieno centro a Cantù, incurante dell’isola di calore cittadina e rimase lì per diversi giorni nelle zone in ombra.
Sempre per la famosa legge della compensazione, alla fine di quell’inverno inizialmente freddo e secchissimo, ma poi sul finale mite e piovoso, uno spettacolare temporale di neve colpì praticamente solo la zona pedemontana, con 15 cm bagnati e devastazione di alberi crollati sotto il peso della neve (notte tra il 15 ed il 16 Febbraio 2002, ndr)… mentre a Milano era solo mista.
Nel bene e nel male, quante emozioni è in grado di regalarci la nostra amata neve…
Simone Rossetto
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