17 ottobre 1863: la frana della Compresina
2 Gennaio 2004
Gli eventi alluvionali dell’ottobre 1863 |
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Dalle osservazioni pluviometriche effettuate nella Tremezzina nell’ottobre del 1863 caddero sulle sponde del lago di Como 256,4 mm di pioggia. L’apporto pluviometrico osservato fu appena superiore alla media mensile desumibile dalle tabelle meteorologiche relative al periodo 1858-1865, pari a 208,8 mm. Il giorno 16 il Lario fu interessato da intensi rovesci di pioggia che, con molta probabilità, determinarono accumuli localmente significativi.
A Como il giorno 17 il torrente Cosia, rigonfio per le continue pioggie de’ precedenti giorni, irruppe nel sobborgo di S. Martino, invadendo alcune case le più prossime al trabocco delle acque; e minacciava di un più grave disastro senza un pronto ed intelligente riparo. Il Corpo de’ Bersaglieri accorse dalla vicina Como e, con una fervida instancabilità, e ben condotti lavori, concorse coi cittadini, ivi pure accorsi, a porre un’argine all’irrompente corso delle acque.
Ma la tragedia si era già compiuta poco distante, a Riva di Lemna, dove nelle prime ore del 17 ottobre, una terribile valanga precipitò dai monti sovrastanti giungendo fin sulle sponde del lago. La frana, oggi conosciuta come frana della Compresina, schiacciò trentacinque comunisti, decimando il comune che in quei giorni contava poco più di 300 anime.
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La tragedia di Riva di Lemna |
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Lemna, 20 ottobre 1863
Mi permetto di indirizzarle un preciso se non dettagliatissimo racconto dello spaventoso disastro che colpì la frazione del Comune di Lemna chiamata Riva di Lemna, perché giace alla riva del lago di Como, mentre il paese è posto sul dorso del monte sovrastante alla riva stessa. Le pioggie a rovescio segnatamente del 16 corrente avevano talmente impinguati i torrenti delle vette circostanti al territorio di Lemna, da rendere quasi impossibile le scarico delle acque nel lago. Tuttavia la profondità degli alvei incarcerati in continue scogliere rassicuravano gli abitanti del paese, e più ancora quelli della frazione di Riva di Lemna che nulla era a temersi. Caduta la notte del 16, alle 10 ore, quasi fosse la sequela di un temporale avvenuto cinque ore prima, incominciò a rovesciarsi una pioggia a diluvio la quale diminuì soltanto verso mezzanotte. I torrenti delle valli più che rumoreggiare tuonavano: dalle vette al lago era un rovescio spaventevole. Eppur se qualche agitazione avesse potuto sorgere, questa sarebbe stata ragionevole per gli abitanti del paese superiore di Lemna che vedevano due vie principali del loro abitato attraversate da una straordinaria massa di acque immittentesi nel vicino torrente; non mai però per gli abitanti della frazione inferiore di Lemna, estranei a qualsiasi pericolo. Infatti quelli di Lemna vegliavano; quelli di Riva all’incontro dormivano pacificamente nei loro letti. Ad un’ora circa dopo mezzanotte furono udite due detonazioni: la catastrofe erasi orribilmente compiuta … Una estesissima frana lavorata e sospinta, a quanto pare, da una eruzione aquea, precipitò, vuolsi, in due riprese, dal dorso del monte di Lemna e percorrendo circa cinquecento metri, in un baleno piombò sulle case degli abitanti di Riva di Lemna, miseramente rimasti nella maggior parte sotto le rovine.
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Questa valanga travolse alberi secolari, sassi enormi, strade, e fece raso il terreno percorso per lasciare al suo principio un immenso burrone con sorgente d’acqua e tramutare i prati, i campi ed i vigneti in uno spazioso viale di rovine e di terrore. Alle 4 del mattino un generoso contadino dimorante in una casa prossima alla prima abbattuta dalla valanga salì a Lemna e recò la novella di un disastro in genere alla riva. La campana del paese suonò soltanto a rintocchi per non destare un allarme sproporzionato, per avventura, al bisogno, ma più tardi, ossia alle ore sei giunta la notizia del disastro suonò a stormo e vi risposero tosto quelle dei vicini paesi di Molina e Palanzo. Al primo annunzio però l’animoso Curato Giambattista Volontà, ed il Segretario Comunale Proserpio assistiti da quattro uomini, muniti di lanterne, si erano già rapidamente diretti verso il luogo della ruina. Superate con qualche pericolo le difficoltà del terreno, che dal principio della valanga sino alla riva del lago erasi trasformato in un pantano di notevole profondità, udirono delle grida di soccorso provenienti al di sotto delle macerie delle case abbattute. Eglino poterono mercè le loro cure estrarre salve alcune persone, e dissotterrare altre che avevano già esalato l’estremo respiro. A questo punto mi riuscirebbe difficile il dare precisi dettagli sulle operazioni le più urgenti compiutesi, con mirabile prontezza anche coll’intervento efficace del Sindaco di Lemna Giorgio Gatti e dell’assessore municipale Domenico Silo, non che dei Comunisti ed altri abitanti dei prossimiori paesi accorsi con convenienti strumenti, a progredire nelle escavazioni per rimuovere le macerie delle case atterrate. Sino ad oggi si contano cinque persone ridotte in salvo e 25 cadaveri. Il sig. Prefetto di Como ed il Colonnello dei Bersaglieri furono sollecitati ad intervenire sul luogo ed a provvedere per l’inoltro delle operazioni dirette a scoprire le vittime mancanti. Le mani benefiche di questi due personaggi si aprirono a larghi soccorsi in favore dei danneggiati. Oltre la beneficenza dei comunisti intervenne anche quella della signora Duchessa Du Plaisance la quale provvide persino delle vestimenta pei superstiti. Il danno è gravissimo: cinque case abbattute dalla valanga, una estesissima superficie di terra ridotta incolta e quasi senza possibilità di rimetterla nel primiero stato. Il comune di Lemna che contava prima della catastrofe 300 anime è ora più che decimato, ascendendo giusta i calcoli oltre i già salvati e disseppelliti il numero delle vittime mancanti sino ad oggi ad undici. Paese esclusivamente agricolo, sarebbe dato soltanto alla pubblica beneficenza di intervenire a sollevare non solo i sopravvissuti, ma eziandio coloro che videro colla valanga scomparse le risorse delle loro famiglie. Io interprete di questi comunisti ai quali mi fu sempre caro di selettivamente annoverarmi colla mia famiglia nella stagione autunnale, sento la necessità di ricorrere alla stampa per giungere all’intento. Dirigo quindi viva preghiera a codesta spettabile Redazione acciò nelle filantropiche sue vedute dalle quali si è mai dipartita, promuova pubbliche offerte convinto che la di Lei azione tornerà tanto utile quanto è autorevole. Ella potrà disporre che le oblazioni rimangano presso di Lei per versarle nella cassa di questa Giunta Comunale. La ringraziamo in prevenzione e distintamente mi dichiaro
Dev.o Servo Dott. Felice Bellone |
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Il prezioso intervento del Corpo dei Bersaglieri |
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Nell’immagine seguente l’inizio della lettera pubblicata il 24 ottobre 1863, e con la quale il Sindaco Galli Giorgio e l’assessore Silo Domenico, si fanno interpreti dell’ammirazione e del senso di gratitudine di tutti i comunisti (ovvero degli abitanti di Lemna!) per il tempestivo intervento del Corpo dei Bersaglieri e per l’opera svolta dal Signor Tenente comandante il drappello, dai Signori sott’ufficiali e caporali, e dai soldati tutti: Dite loro, Illustrissimo Sig. Colonnello, che se i Lemnesi hanno dovuto incidere nella loro storia una notte di terrore, hanno però incisi anche una confortante pagina di riconoscenza verso il nostro valoroso esercito. Il Corpo dei Bersaglieri si distinse partecipando alla pubblica sottoscrizione aperta a beneficio dei danneggiati di Lemna. Lunedì 26 ottobre, presso il Teatro Sociale, la Società dei Filodrammatici di Como, tenne una rappresentazione a scopo benefico. |
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Gabriele Asnaghi |