Fenomeni meteorologici – Galaverna

1 Febbraio 2010 Off Di meteocomo

L’inverno finora trascorso ha visto manifestarsi in due diverse occasioni, anche nei pressi del capoluogo, un fenomeno abbastanza frequente in pianura padana, ma piuttosto raro dalle nostre parti: la galaverna.

Cos’è la galaverna? Si tratta della formazione di cristalli di ghiaccio principalmente sui rami degli alberi, sui cavi elettrici e su altre superfici in genere, in presenza di nebbia fitta sopraffusa, cioè con goccioline allo stato liquido pur con temperature ambientali sotto lo zero.

Ma come è possibile che le goccioline della nebbia restino liquide anche con temperature sotto zero? L’acqua è l’unica molecola che in natura può coesistere contemporaneamente nei tre stati: liquido, solido e gassoso. Le goccioline d’acqua, formatesi per condensazione nell’aria libera, possono rimanere in forma liquida in presenza di temperature negative, poiché per trasformarsi in ghiaccio hanno bisogno di un nucleo di congelamento adeguato: di tali nuclei detti anche glaciogeni o di cristallizzazione, consistenti soprattutto di frammenti di rocce e altri minerali, nell’aria ce ne sono pochi (o almeno dovrebbero essercene pochi, poi vedremo che non sempre è così) e senza un punto di partenza accettabile le goccioline rifiutano testardamente di solidificarsi a meno che la temperatura non scenda su valori davvero bassissimi dell’ordine dei 35, 40 gradi sotto zero. Queste goccioline, prive di nuclei della giusta misura e della forma appropriata, rimangono in uno stato appunto definito sopraffuso.

Quando però toccano una superficie, si innesca un meccanismo di urto tra le molecole e la conseguente immediata loro solidificazione: è quello che è accaduto una prima volta il 20 dicembre 2009, in concomitanza con l’importante ondata di freddo già trattata in un altro articolo (cliccate qua) e di cui potete trovare alcune foto significative al seguente collegamento: http://www.meteocomo.it/galleria/thumbnails.php?album=87.

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20 dicembre 2009: galaverna (Foto: S. Vincenzi)

Il secondo episodio risale al periodo tra il 21 e il 23 gennaio 2010, quando in presenza di un regime anticiclonico e di scarsa ventilazione, una estesa coltre nebbiosa ha ricoperto la pianura padana, dapprima limitandosi ad interessare Brianza, Bassa comasca e parte dell’Olgiatese.

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immagine satellitare del 21 gennaio 2010

Dicevamo prima che dovrebbero esserci pochi nuclei di cristallizzazione nell’aria: in realtà, nel contesto del 21 gennaio, localmente nella Bassa comasca oltre alla galaverna è comparso anche un debole nevischio che ha imbiancato il suolo. Cosa è successo? E’ presumibile che le goccioline sopraffuse di nebbia abbiano incontrato sulla loro strada dei nuclei adatti alla solidificazione, riconducibili verosimilmente a particelle inquinanti: da qui il nomignolo di “neve chimica” che si è guadagnato il fenomeno. Successivamente lo spessore dello strato nebbioso si è accresciuto, invadendo le vallate prealpine e in parte anche quelle alpine.

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immagine satellitare del 22 gennaio 2010

E’ proprio durante la giornata del 22 gennaio, con l’innalzamento dello strato nebbioso, che la galaverna ha ricoperto i boschi intorno alla convalle e i quartieri settentrionali della città: potete vedere alcune fotografie scattate in quei giorni al seguente collegamento: http://www.meteocomo.it/galleria/thumbnails.php?album=88.

Bibliografia: “Como e il Lario sotto la neve” – G.Asnaghi – Ed. Macchione
“Guida alla meteorologia” – G.D.Roth – A.Mondadori Ed.