Estate 1947: canicola e disastrosa grandinata

2 Gennaio 2004 Off Di meteocomo

La canicola dell’estate 1947

Il luglio del 1947 fu caratterizzato da giornate via via sempre più calde, che culminarono nella storica canicola di fine mese quando, con l’inizio della terza decade, una vasta cellula di alta pressione interessò stabilmente il nord-ovest italiano accompagnata da deboli venti meridionali.

L’estate del 1947, iniziata precocemente sul finire di aprile, si avviava a divenire tra le più bollenti del XX secolo.

caldo ieri

Anche la città di Como fu interessata da giornate caratterizzate da temperature minime superiori ai +20°C e massime superiori ai +35°C.

La canicola diede impulso al consumo di ghiaccio che, da approssimativi calcoli di allora, arrivò a toccare il valore record di 40.000 kg giornalieri.

Una frenetica “caccia” al pezzo di ghiaccio favorì un mercato “nero” parallelo e prezzi elevatissimi.

Ma la natura aveva in serbo un gelido e sgradito regalo.

La disastrosa grandinata del 04 agosto 1947

Lunedì 4 agosto 1947 un minimo secondario transita sul nord-ovest italiano accompagnato da brevi ma violenti temporali che concedono una tregua, seppur breve all’insopportabile calura.

Intorno alle 21:30 un violento temporale grandinigeno investe la convalle, colpendo con maggior intensità il centro cittadino e Cernobbio.

Il ricordo di quei momenti è ancora vivo nelle memoria di molti Comaschi, che ancora oggi rievocano i fatti di quella turbolenta nottata.

“Una tempesta crepitante che risolleva vecchi ricordi in chi ha fatto la guerra, uno scroscio rabbioso, a raffiche, di chicchi che si abbattevano sui selciati come per una furia distruttrice, e intanto vetri infranti con secchi colpi, passanti sfortunati che si rifugiavano spaventati nei portoni, qualche contuso”.

“Credevamo che l’espressione “chicchi grossi come uova di gallina” fosse un’iperbole dei nostri vecchi e l’accentuazione fantasiosa di qualche cronista che trasmette una notizia di temporali giganteschi da latitudini lontane”.

“Ma ieri sera l’abbiamo visto con i nostri occhi (e udito con le nostre orecchie) che cosa sia la grandine”.

chicchi come uova

Le dimensioni dei chicchi raggiunsero dimensioni ragguardevoli: furono misurati esemplari di oltre 250 grammi di peso, con circonferenze fino a 15 cm.

Numerosi furono i feriti, fortunatamente senza gravi conseguenze.

Diversamente andò per gli edifici pubblici e privati, per i numerosi stabilimenti allora insediati in convalle, per le linee elettriche e per tutto ciò che rimase esposto alla furia della tempesta.

Ovunque alberi abbattuti.

Pochissime le abitazioni della città che non abbiano avuto a lamentare alcun vetro infranto.

I “blocchi” di ghiaccio bucarono letteralmente i tetti, mandando in frantumi le tegole:

“Si può affermare che ieri notte nessun Comasco abbia potuto riposare tranquillamente: ognuno ha avuto il suo daffare a tamponare falle dalle quali l’acqua pioveva negli appartamenti, a prosciugare pavimenti, a trasportare mobili nei punti meno esposti, mentre gli uomini si avventuravano sui tetti per rendersi conto dell’entità dei danni e per cercare di porvi un qualche rimedio d’occasione”.

Dopo la sfuriata alla grandine si sostituì la pioggia, “una pioggia fitta e violenta, stracciata dai lampi e dalle scariche fragorose dei tuoni”.

Le altre zone interessate dalla grandine

Anche se la furia della grandine colpì con maggior violenza la città e la sua convalle, i fenomeni si estesero dalla periferia sud fino al centro lago ed alla Valle Intelvi, dove il bilancio risultò fortunatamente meno pesante.

A Tavernerio, Solzago, Montorfano, Lipomo, Capiago Intimiano, Rebbio e Breccia solo il 5% delle tegole dei fabbricati andò distrutto.

A Torno numerose le case danneggiate nei tetti e nei vetri e distrutto il raccolto delle castagne.

A Faggeto Lario danni notevoli sono stati arrecati ad alcuni tratti della strada rivierasca, che ha subito alcuni franamenti.

Il consuntivo dei danni: da “La Provincia” di mercoledì 06 agosto 1947

mezzo miliardo

“Nella mattinata di ieri allorché fu possibile trarre un consuntivo abbastanza reale dei danni causati dal nubifragio della sera precedente, la cifra da noi annunciata di cento milioni s’è dovuta moltiplicare per cinque.

A oltre mezzo miliardo infatti sono calcolate le disastrose conseguenze della grandinata. La quale fortunatamente si è abbattuta su una zona relativamente ristretta che grosso modo va da Montorfano a poco oltre Moltrasio, con epicentro su Como e Cernobbio.

I danni maggiori li hanno subiti gli stabilimenti industriali tra cui ricorderemo la Tintoria Comense per 25 milioni, la Tintoria Pessina di via Ambrosoli per 10 milioni, il Cotonificio Bianchi per 10 milioni, le Tessiture Bernasconi di Cernobbio per 5 milioni.

Tutti gli altri complessi hanno accusato disastri complessivi per qualche centinaio di milioni e principalmente quelle ditte che sorgono nella zona di Como Borghi.

L’Ospedale S. Anna, l’Istituto Valduce e la Cassa di Risparmio, pur essi percossi dalla furia della grandine, hanno denunciato una trentina di milioni di danni. Due cinematografi, il Politeama e l’Astoria, non hanno potuto ieri funzionare.

A questo imponente bilancio, si devono aggiungere le rotture patite da ogni casa della città, gli allagamenti e le rovine conseguentemente portate.

Anche in parecchi stabilimenti sono stati chiamati gruppi di operai per trasportare in luogo sicuro le pezze di stoffa che l’acqua infradiciava, per coprire di teli impermeabili i telai e gli altri macchinari onde evitare maggiori danni. Ciò nonostante alcuni complessi industriali nella giornata di ieri non hanno potuto lavorare e probabilmente rimarranno fermi per alcuni giorni: una inattività forzata che si ripercuoterà sulla produzione e che farà perciò maggiormente accrescere la entità del disastro.

Febbrile è stata per tutta la giornata l’operosità ricostruttiva nella città: automezzi, carri, furgoncini, tutto è stato mobilitato per il trasporto di tegole, vetri ed altro materiale, di cui ogni stabilimento ed ogni casa abbisognavano per una pronta riparazione dei danni.

I depositi di laterizi, le vetrerie sono stati presi d’assalto dai cittadini che hanno formato vere e proprie code davanti ai luoghi di vendita che ben presto sono rimasti sprovvisti di ogni cosa.

S’è dovuto così provvedere fuori Como e … naturalmente le cifre richieste per il noleggio di un automezzo sono salite iperbolicamente.

La minaccia che un’altra pioggia seguisse (e il cielo era assai nuvoloso, per cui c’era da attendersi che da un momento all’altro il maltempo riprendesse a imperversare) ha intensificato in modo superlativo l’affannarsi dei cittadini intorno alle rovine.

Intanto per quanto riguarda la riparazione delle vetrate degli stabilimenti, l’Associazione Italiana Fabbricanti Seterie si è interessata allo scopo di ottenere lo approvvigionamento urgente di vetri per la loro copertura. A tale fine è stato interessato anche S.E. il Prefetto perché intervenga presso i componenti organi ministeriali.

E’ stato inoltre sollecitato lo intervento della Confindustria presso l’Unione Vetraia Italiana nell’intento di ottenere l’immediato avvio dei necessari contingenti di vetri retinati e rigati sulla piazza di Como.

Si spera che l’approvvigionamento venga effettuato con la maggiore celerità possibile perché, ripetiamo, un’altra pioggia eventuale moltiplicherebbe in modo spaventoso il disastro già rilevantissimo.

Per quanto riguarda i feriti e i contusi nulla di grave è stato segnalato: parecchi hanno dovuto ricorrere alla Croce Rossa e all’Ospedale ma fortunatamente non si hanno a lamentare le conseguenze che avrebbero potuto portare la violenza di caduta e l’eccezionalità del peso e della misura dei blocchetti di grandine.

Questo il bilancio della paurosa calamità cittadina che si ripercuote direttamente sulla categoria dei proprietari di fabbricati e li investe in pieno ponendoli davanti ad una realtà assai dura: quella del costo delle riparazioni in rapporto ai canoni d’affitto tuttora bloccato.

Non crediamo pertanto d’essere fuori posto richiedendo al Prefetto il suo interessamento per ottenere uno speciale sgravio fiscale per i proprietari delle zone colpite.

Il governo dovrebbe rendersi conto dei gravi danni subiti dalla categoria per cause che non permettono difese alcune e sollevarla perciò fiscalmente in modo da accelerare quell’ opera urgente e necessaria di ricostruzione che torna, in definitiva, a vantaggio di tutti i cittadini”.

La ricostruzione: da “La Provincia” di giovedì 07 agosto 1947

“Anche ieri è proseguito febbrile il lavoro di riparazione degli stabilimenti e dei fabbricati violentemente colpiti dal nubifragio dell’altro giorno. Fortunatamente pare che il tempo si sia rimesso al bello e sia stata così allontanata la minaccia di altre gravi conseguenze.

Ad una rapida ricostruzione si interpongono però forti ostacoli quali la mancanza del materiale necessario sulla piazza di Como e i prezzi dello stesso che sono saliti alle stelle. Ci viene infatti segnalato che sono state vendute delle tegole a 80 lire l’una mentre fino al 3 agosto il loro prezzo era sulle 30 lire !

Il Prefetto giustamente preoccupato della cosa, ha invitato gli esponenti dell’industria, del commercio, dei costruttori edili e della proprietà edilizia in una riunione in Prefettura per prendere accordi ed escogitare le misure atte a una celere e comune opera di ricostruzione, in un frangente da considerarsi una pubblica calamità. Si è così costituito un comitato esecutivo che ha preso sede presso l’Associazione proprietari di fabbricati in via Raimondi, 1 e che siederà in permanenza per risolvere, con l’appoggio della Prefettura, i problemi dell’approvvigionamento delle materie prime e per concertarne i prezzi in modo da stroncare qualsiasi speculazione.

Ieri alle 17, sotto la presidenza del dr. Zecchino in rappresentanza del Prefetto, il Comitato si è riunito in Prefettura ed ha esaminato i seguenti argomenti: approvvigionamento dei laterizi, del vetro, del cemento e di altro materiale utile alle riparazioni urgenti; accertamento individuale e complessivo del danni tramite l’Unione industriali e l’Associazione proprietari di case; rinvio del pagamento delle imposte sui fabbricati e della patrimoniale alla rata di ottobre.

Per quanto riguarda i primi punti, dopo aver sentito il parere dei grossisti in laterizi e la formulazione del prezzo in L. 35 per le tegole marsigliesi e L. 18 per le tegole tonde (prezzi superiori a quelli praticati anteriormente al nubifragio) è stato deciso che il Prefetto richiederà a Pavia e a Voghera il blocco di un certo quantitativo di materiale da inviare a Como a prezzo equo. Al fine di poter stabilire con esattezza il fabbisogno, tutte le ditte industriali, commercianti e i privati dovranno, entro venerdì a mezzogiorno, comunicare rispettivamente all’Unione industriali e all’Associazione proprietari di case in via Raimondi, 1 il quantitativo del materiale che loro necessità.

L’unione vetraria interessata dall’Associazione fabbricanti seterie, ha risposto d’essere disposta a fornire i vetri necessari, che, nel limite del possibile, saranno assegnati anche ai privati. Anche per questo materiale perciò, come per il cemento, tutti i danneggiati sono inviati a far pervenire agli indirizzi sopra citati la misura del loro fabbisogno.

La Prefettura s’interesserà anche di ottenere dai competenti uffici una assegnazione straordinaria di carburante a prezzo contingentato da assegnare agli autotrasporti, in modo da diminuire i prezzi dei materiali che dovranno essere importati in città.

E’ stato pure trattato il delicato argomento delle assicurazioni per gli operai assunti direttamente dai privati o dalle ditte per le riparazioni. All’uopo è stato concordato con l’I.N.A.I.L. una quota di 80 lire per ogni mille lire di salario pagato ai muratori. In caso di disgrazia mortale il committente del lavoro sarà sgravato così d’ogni responsabilità finanziaria che altrimenti dovrebbe sopportare direttamente (e si può calcolare che un infortunio letale deve essere risarcito con un minimo di 250.000 lire). I proprietari di fabbricati sono perciò invitati ad assicurare all’I.N.A.I.L. gli uomini occupati nei lavori.

Per un controllo dei prezzi i proprietari sono pure invitati a farsi rilasciare dai fornitori regolare quietanza concernente le somme pagate per le opere straordinarie.

Per quanto riguarda l’ultimo punto il Comitato ha invitato il Prefetto ad interessare l’Intendenza di Finanza perché accordi una dilazione di pagamento delle imposte ai proprietari di fabbricati.”

Gabriele Asnaghi