Pneumatici invernali: una questione di cultura, non di imposizioni…
8 Novembre 2009Per mettere in crisi le arterie principali della convalle non è necessario un inverno particolarmente nevoso. Quello del 1961/62 è un caso emblematico. Nevica il 17 dicembre (3 cm all’osservatorio comunale), la vigilia di Natale (si registra un giorno di ghiaccio) ed ancora a Santo Stefano: i 4 centimetri misurati in città non creano particolari problemi, ad eccezione della via Bellinzona. È “sempre lei” la vera “spina nel fianco” della circolazione, questa volta con la complicità di numerosi fattori: la giornata festiva, la neve compressa, le lastre di ghiaccio preesistenti, l’inadeguatezza delle dotazioni invernali di molti automezzi. L’inverno prosegue con rinnovati episodi… Agli occhi dell’automobilista, e come ben sanno i Vigili del Fuoco e le forze dell’ordine, la via Bellinzona ha delle temibili concorrenti: Madruzza, Cappelletta e Oltrecolle, sul lato opposto della convalle, al limitare della massa d’aria più calda – e anch’esse favorite dall’altimetria – si trasformano con altrettanta facilità in spericolate piste da discesa. Il 28 febbraio, dopo una mattinata di pioggia, una breve fase di neve ricopre la città con un paio di centimetri. In periferia, da Lora ad Albate e da Breccia a Monteolimpino, i centimetri sono una decina. In serata mentre in convalle “la pioggia non accenna a diminuire, di pari passo la neve continua a cadere in periferia”. Prima dell’oscurità la Cappelletta è già precipitata nel caos più completo: “sotto la neve, in mezzo alla nebbia ed alla fanghiglia, i vigili urbani, la polizia stradale ed i vigili del fuoco con la loro autogrù si prodigano per liberare l’importante arteria congestionata da varie centinaia di automobili sorprese senza catene dal maltempo e soprattutto costrette a fermarsi da grossi autotreni che per il fondo scivoloso assumono strane posizioni rispetto al loro senso di marcia”. Ruote che slittano nelle ripartenze in salita e volonterosi che accorrono per una spinta sono le scene di contorno che si verificano un po’ ovunque.
Abbiamo scelto un brano del nostro libro “Como e il Lario sotto la neve” per introdurre un pensierino sul tema salito all’onore delle cronache nell’ultima settimana, ossia l’ordinanza che impone, per tutto il periodo invernale e comunque fino al 31 marzo 2010, di circolare sulle strade provinciali comasche con pneumatici da neve o catene a bordo. Tra chi si scandalizza perché il Lario non è una regione di montagna, a cui bisognerebbe ricordare che il 66,6% della superficie della provincia di Como è in montagna, il 26,1% in collina e solo il 7,3% in pianura e chi plaude all’ipotetica istruttività dell’iniziativa nei confronti della palese indisciplina degli automobilisti, a cui invece va spiegato che un’ordinanza così restrittiva ci mette sullo stesso piano di nazioni come la Finlandia, la Norvegia, l’Estonia e la Lituania, mentre in nessun altro paese dell’Unione Europea vigono simili obblighi, ci pare più sensato porre l’accento sull’innegabile utilità degli pneumatici invernali che oltre a facilitare la circolazione su neve, riducono notevolmente la pericolosità di guida su strada, sia bagnata che asciutta, con temperature inferiori ai 7-10°C, quindi nel 100% delle mattinate invernali e nel 73% dei pomeriggi. La questione alla fine è puramente culturale: come fanno da sempre a pochi chilometri da qui, in Svizzera, dove oltre il 75% dei veicoli li monta e non per leggi o normative, visto che sono solo consigliati, la gente che ne ha la possibilità si attrezzi, tutti si aggiornino con le previsioni del tempo e chi non può permettersi un treno di gomme, lasci l’auto in garage o parcheggiata sotto casa e non intralci gli altri. Chiudiamo con un altro stralcio dal nostro libro e la vignetta di Giulio Carnelli comparsa su L’Ordine dopo le nevicate del gennaio 1961.
Non ci stupiremo dei “lai”, i lagni per lo stato di vie e contrade. Dopo ogni nevicata esplodono con puntualità, in ogni tempo, indipendentemente dall’organizzazione del servizio di pulizia, dall’intensità e dalla quantità delle precipitazioni. Scorreranno i decenni e la rimozione della neve sembrerà sempre un problema irrisolvibile. Non appena copre le strade viene subito raccolta per confezionare palle di neve da scagliare contro l’avversario politico di turno. Quasi sempre sarà “lei” ad essere indicata come il problema da affrontare. Pochi ricercheranno le cause dei disagi: le strade che abbiamo progettato, la moltitudine delle nostre auto, lo stato dei nostri pneumatici, l’indolenza nel dotarsi preventivamente di catene da neve, le nostre abitudini…
Buon inverno e buona neve!
Bibliografia: “Como e il Lario sotto la neve” – G.Asnaghi – Ed. Macchione
Ordinanza n. 59/09 del 29/10/2009 della Provincia di Como
Annuario statistico regionale della Lombardia
Viaggiare Sicuri – Ministero degli Affari Esteri
Touring Club Svizzero